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EQUESTRIAN INSIGHTS Salute e benessere del cavallo

Quando le cure diventano eccessive

Quando le cure diventano eccessive
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A contatto con i cavalli, in merito alla loro salute, si verificano spesso due atteggiamenti opposti da parte dei proprietari: a detta di molti veterinari, si passa sovente dalla totale incuria all’abuso di attenzioni e cure, che talvolta sfocia in un vero e proprio (inutile, insensato) accanimento. Oggi approfondiremo quest’ultimo aspetto: “meno è meglio“. E’ giusto e capita voler dare un po’ di più al nostro cavallo: più attenzioni, più cure, più cibo. Ma siamo sicuri che questo “di più” sia sempre un bene?

Un esempio comune nelle scuderie è il seguente: un premuroso proprietario nota che il suo cavallo si presenta un po’ magro. Passando la mano lungo il fianco, pure ne percepisce leggermente le costole. Decide quindi di chiedere di far aumentare la razione di mangime, pensando che un po’ più “in carne” non faccia mai male. In linea di principio, non è sbagliato, anzi… il vecchio adagio l’occhio del padrone ingrassa il cavallo mantiene tutto il senso. Tuttavia, questa mentalità può anche causare più danni che benefici, senza vere competenze.

In molti casi, la strategia migliore è “meno è meglio” che dovrebbe semplicemente semplificare la gestione del cavallo. Harry Werner, veterinario ed ex presidente dell’American Association of Equine Practitioners (AAEP), ha recentemente parlato di come alcune pratiche di attenzioni eccessive nella cura dei cavalli possano in realtà nuocere alla loro salute. Valutiamo insieme alcune delle più comuni:

Cura muscolo-scheletrica: quando le infiltrazioni diventano un’abitudine

Werner esprime preoccupazione per l’uso sempre più diffuso delle infiltrazioni articolari e muscolari, trasformate da interventi straordinari a procedure di routine. “Molte infiltrazioni vengono somministrate senza segni di zoppia, basandosi solo sulle raccomandazioni dell’istruttore” che magari vede o percepisce solo un “ritardo” quel giorno, o in alcuni momenti.

Sebbene i cavalli, come tutti gli atleti, necessitino di ausilio e supporto per mantenere una condizione atletica ottimale, questa pratica si è diffusa in modo eccessivo, diventando una “terapia standardizzata”. Tuttavia, le infiltrazioni sono invasive e possono risultare dannose per vari motivi: rischio di infezioni, traumi da ago e possibili effetti collaterali dei farmaci utilizzati.

Un altro abuso frequente riguarda i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), spesso usati in modo indiscriminato per alleviare il dolore muscolo-scheletrico. Un uso eccessivo può causare ulcere gastriche, problemi renali e alterazioni della flora intestinale. L’approccio giusto? Usarli solo quando strettamente necessario e sotto prescrizione veterinaria.

Gestione della ferratura: l’importanza dell’equilibrio

Anche la gestione della ferratura richiede un approccio equilibrato. Spesso si applicano ferri e dispositivi (solette e quant’altro) senza una reale necessità – e reale competenza anche da parte dei maniscalchi, va detto; in molti casi un pareggio regolare e ferratura standard sarebbe sufficiente per mantenere piedi sani.

Attenzione anche ai pareggi troppo frequenti: se la parete dello zoccolo viene rimossa più velocemente di quanto possa ricrescere, il cavallo può aumentare la sensibilità del piede per via della mancanza di supporto naturale. Lo stesso vale per l’uso di paraglomi e stinchiere: se troppo stretti o lasciati troppo a lungo, possono causare abrasioni e infiammazioni tendinee. Inoltre secondo Werner molti cavalli non ne hanno realmente bisogno, a meno che non siano impegnati in attività atletiche intense o abbiano problemi di conformazione che causano interferenze tra gli arti (ossia, quando “si raggiunge”, “si tocca”).

Sovrallenamento: più qualità, meno quantità

Questo punto sarebbe da approfondire ulteriormente ed in larga misura, ma andiamo comunque ad evidenziare alcuni importanti punti, fondamentali. Alcuni metodi di allenamento prevedono il lavoro alla corda fino allo sfinimento, con il mantenimento forzato della testa del cavallo in posizioni innaturali per ore o il lavoro “da sfogo” su terreni che manco si percepiscono come non idonei. Comunque forzati. Come misura di allenamento standard, afferma sempre Werner, sono pratiche che risultano spesso inutili, se non addirittura dannose, portando il cavallo a problematiche fisiche, noia e disinteresse verso attività troppo ripetitive e sempre uguali non meno che a problemi di salute articolare.

La scelta migliore è sempre un allenamento intelligente e graduale, dove il cavallo ha il tempo e lo spazio per recuperare energia, condizione fisica e reintegrarsi.

Stabulazione e alimentazione: l’importanza del movimento

Werner sottolinea inoltre che molti cavalli sportivi spendono troppo poco tempo di libertà, affermando che i cavalli hanno in generale bisogno di muoversi per la loro salute generale, specialmente per quella intestinale e articolare, oltre che per il loro benessere mentale. Ma anche qui non bisogna esagerare con gli eccessi: un pascolo troppo ricco di erba medica può essere dannoso in particolare per cavalli con sindrome metabolica equina o disfunzioni insuliniche; anche qui vige la legge della gradualità, acclimatando piano piano i cavalli ai pascoli primaverili. L’errore più comune? Un uso eccessivo di cereali per compensare fieno di scarsa qualità. Il cavallo dovrebbe mantenersi in forma con un buon fieno, mentre il mangime dovrebbe essere solo un’integrazione mirata.

Cura dentale: meno è meglio

Anche la cura dentale può essere soggetta a eccessi.

La pratica della ‘limatura dei denti’ eseguita troppo spesso può rimuovere le superfici necessarie per la masticazione. Si consiglia di attendere almeno 12 mesi dall’ultima volta in cui è stata effettuata. Inoltre l’uso inappropriato di strumenti elettrici può surriscaldare i denti, causando necrosi che facilitano fratture e richiedono poi l’estrazione dei denti stessi, intervento non semplice e molto impattante per lo stato generale di salute del cavallo. La nuova pratica del ‘bit seats’ (arrotondamento dei denti per facilitare l’uso dell’imboccatura) è spesso eseguita in modo eccessivo e inutile, compromettendo la capacità di masticare efficacemente il cibo.

Tosatura e gestione delle coperte: facciamo chiarezza

Un cavallo si mantiene caldo in inverno grazie a un buon mantello e a una condizione corporea adeguata. Se si inizia presto a coprirlo, con o senza tosatura, bisognerà farlo per tutto l’inverno, poiché il suo pelo non si svilupperà correttamente. Lasciare la coperta sempre addosso, specialmente quando le temperature talvolta si alzano durante il giorno, causa una sudorazione eccessiva che favorisce la comparsa di problemi cutanei, quali funghi ed eritema, in quanto sotto la coperta si sviluppa un ambiente caldo, buio e umido. Il peso stesso della copertura è fondamentale: da fermi, immobili in box, portano addosso sulla schiena per ore quanti kg in più? Come stareste, in casa, sempre con un plaid addosso anche se non ne avete bisogno? Ok, i cavalli stabulati/in lavoro vengono giustamente tosati onde evitare altri problemi da raffreddamento, non solo per efficienza/estetica; ma tutti i loro gestori e proprietari, quelli oculati, sanno che bisogna ponderare, sempre, più o meno coperte, a seconda del clima.

Come già evidenziato, come regola per i concorsi di livello internazionale dalla FEI (+ info: clicca qui e clicca qui), è inoltre oggi assolutamente da evitare la rimozione di vibrisse e peluria auricolare di un cavallo durante la tosatura. Questa peluria svolge una funzione sensoriale e ricettiva importante, che noi non abbiamo, ma altri animali sì: li aiuta a percepire ed analizzare e fronteggiare gli oggetti vicini al viso, detta in soldoni.

Spray antimosche e bagni: attenzione agli eccessi

Un bagno occasionale aiuta a rimuovere sporco, sudore e detriti ma se fatto troppo spesso può eliminare gli olii protettivi naturali e i batteri benefici che vicino alla pelle del cavallo aiutano a tenere lontani quelli patogeni.

Test diagnostici e terapie: valutiamo prima lo stato fisico

Werner si oppone anche all’eccesso di test diagnostici per zoppie o presunte patologie quando non vi è una reale necessità. Esagerare soprattutto con le radiografie se i cavallo risulta sano già nelle prove di flessibilità comporta spese inutili per il proprietario, eccessiva esposizione alle radiazioni per il veterinario e il suo assistente e ad analizzare anomalie che potrebbero non avere alcuna rilevanza clinica: difatti, spesso si cade in un vicolo cieco, per il proprietario ma anche per il veterinario.

Se un cavallo lavora bene e non mostra rilevanti segni di disagio, non serve sottoporlo a esami superflui o ammorbarlo con eccessive attenzioni: se deve fare coppa del mondo è un altro conto, ma ovviamente, sono altre situazioni. I test diagnostici sono utili nelle situazioni appropriate, ogni volta è necessario contestualizzare ogni preoccupazione con l’esame fisico e lo stato di salute generale del cavallo. Ovvero, se il cavallo sempre risponde in maniera in generale positiva al lavoro quotidiano e durante le gare, non è necessario esagerare con numerosi test.

Conclusioni

A volte, la migliore cura per un cavallo può essere fare meno, piuttosto che più. Evitare attenzioni eccessive, farmaci inutili e interventi anche solo diagnostici superflui può far risparmiare tempo e denaro, oltre a migliorare il benessere generale del cavallo. La chiave per prendersi cura dei nostri cavalli è applicare un buona dose di buonsenso e consapevolezza, quando davvero li si conosce “a tu x tu”.

Come afferma Werner: la miglior cura che un proprietario possa fare è investire nella conoscenza vera del suo cavallo e di una corretta gestione. In questo modo si riduce al minimo la necessità di interventi d’urgenza migliorando la qualità di vita del nostro compagno.

Fonte principale: Nancy S. Loving, Horse Care: When Less is More, 2024

(17 febbraio 2025) © F. Poggi, rev. B.S. – Riproduzione Riservata; foto: archivio © A.Benna / EqIn

Redazione EQIN
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