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Salto ostacoli: 10 step per “vedere le distanze”

Salto ostacoli: 10 step per "vedere le distanze"
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22 novembre 2019 #focus

Ad ogni cavaliere che salta capita o è capitato di vivere l’esperienza di mettere una “brutta” distanza. Tutti hanno sentito parlare della capacità o meno di “vedere le distanze” in un percorso: molti istruttori, se non tutti, giustamente fanno notare ai loro allievi se sono più o meno riusciti a realizzare “quella giusta” per ogni salto previsto dalla gara o durante le sessioni di lavoro, sui tracciati di casa. Ma questa abilità nel “vedere le distanze” è una dote innata? Oppure può essere allenata e dunque acquisita da tutti?

Alcuni cavalieri sono maggiormente predisposti, dunque sensibili e accorti nell’individuazione della giusta distanza dal salto. Certo è che tentare di raggiungere a tutti i costi questa capacità può trasformarsi in una vera fonte di stress per i saltatori, più o meno capaci, e soprattutto per i neofiti. La buona notizia è che questa abilità può essere esercitata, e dunque notevolmente migliorata, fino ad arrivare a padroneggiarla.

A determinare le distanze corrette influiscono diversi elementi “esterni”, tra i quali ovviamente la successione e il tipo di ostacoli da affrontare (verticali e oxer/larghi singoli o in combinazione su linee spezzate o meno; gabbie (anche doppie), + riviera in combinazione per i più esperti), e ovviamente la loro posizione lungo il tracciato (che i cavalieri in gara valutano durante la ricognizione del percorso – walking course). Come per tutte le difficoltà, scomporre in diversi step gli elementi che andranno insieme a costituire la capacità nel “vedere la distanza” rende le cose più semplici: non esiste infatti un “sistema”, occorre soprattutto l’esperienza ed il concorso di alcune precise competenze / abilità, verso le quali bisogna prestare somma attenzione. Qui di seguito elenchiamo le principali.

  1. Non obbligatevi nel cercare di vedere una distanza a tutti i costi. Soprattutto per i principianti, lo sforzo dev’essere primariamente teso verso la ricerca di una buona andatura, ossia di un galoppo che esprima buon ritmo ed impulso, che deve però mantenersi regolare, costante. Compiuto il salto, se il vostro istruttore vi confermerà che la distanza era quella buona, sforzatevi di memorizzare le sensazioni provate durante l’esecuzione, di modo da poterla replicare in seguito.
  2. Se il salto è stato mal eseguito e vi troverete a rifarlo, cambiate qualcosa! E’ del tutto inutile ripetere lo stesso avvicinamento, con la stessa girata e con un galoppo identico a quello di prima. Sperimentate opzioni diverse, soprattutto a casa. Non dimenticate inoltre che anche il cavallo in training per imparare deve poter incappare nell’errore, ovverosia deve poter misurarsi positivamente (senza punizioni) con i propri soggettivi limiti di interpretazione: l’esperienza che accumulerà anche e soprattutto a fronte degli errori maturati durante gli esercizi sarà indubbiamente proficua, e servirà a lui come a voi per affrontare positivamente i successivi impegni, agonistici e non.
  3. Non dimenticate mai che non siete voi a dover saltare, ma il cavallo. E’ di fondamentale importanza instaurare un rapporto di fiducia con il proprio compagno, saper attendere il momento giusto e quindi farsi portare da lui, oltrepassando l’ostacolo. Se non siete sicuri di quel che state cercando di fare e men che meno di quel che volete ottenere, evitate di intervenire in fase di avvicinamento, lasciate il cavallo che avanza “fare da solo”: questo si traduce anzitutto con la necessità di mantenersi con assetto neutro, morbido e stabile, né troppo avanti con le spalle, né indietro; soprattutto, bisogna cercare di star fermi con le mani. Una buona impostazione d’assetto eviterà di disturbare il cavallo nel movimento, e soprattutto di compromettere il suo equilibrio durante la parabola.
  4. Saltate al trotto: saltare al trotto ha come principale finalità quella di migliorare l’assetto del cavaliere, dunque fatelo, più spesso che potete, su altezze diverse!
  5. Esercitate la capacità di fare buone transizioni, soprattutto “a scendere”, dopo il salto (dal galoppo al trotto, quindi passo): aiuta il cavaliere a migliorare l’efficacia e la dose/precisione degli aiuti, e rende i cavalli più “maneggevoli” e rispondenti, veicolando il messaggio: “dopo il salto e prima di affrontare il prossimo ostacolo, ci devono essere per noi, prima di tutto, calma ed ordine, per ben ripartire”.
  6. Tempismo ed accuratezza: le reazioni del cavaliere durante l’avvicinamento al salto sono molto importanti; a meno che il cavallo non faccia tutto da solo (e dunque si debba comunque evitare di interferire malamente – vedi punto 3), può capitare di dover apportare delle azioni per cambiare il suo approccio in fase di avvicinamento, o per recuperare quando qualcosa va storto. Non abbiate fretta, non siete (sempre) in barrage. Anche qualora siate realmente consapevoli circa quel che volete ottenere con le vostre azioni in quel dato momento, studiate prima di tutto la strada migliore da percorrere per realizzare un buon avvicinamento: solo i professionisti o i cavalieri di grande esperienza ragionano cercando di ottimizzare la distanza più breve tra un salto e l’altro; tutti gli altri devono cercare quella migliore, ossia la più “comoda”. Gli interventi in tal senso dovrebbero essere sempre molto leggeri e, comunque, eseguiti lontani dall’ostacolo: la maggior parte degli errori sul salto ha come principale causa degli aiuti mal dispensati – o non richiesti/necessari – da parte del cavaliere.
  7. Ricordatevi di respirare: durante l’avvicinamento al salto, molti cavalieri involontariamente trattengono il respiro, con l’unica conseguenza di fornire un segnale di allerta/pericolo al cavallo, e quindi di aumentare il livello di tensione. Per superare questa defaillance, aiuta molto il contare ad alta voce i tempi di galoppo prima del salto: non importa se all’inizio “contate male”. Questo esercizio, oltre ad imporvi di respirare, vi aiuterà anche ad assumere una maggior consapevolezza in merito alle falcate di galoppo necessarie al salto per il vostro cavallo.
  8. Allenate l’occhio: gli esercizi sulle barriere a terra o sui cavalletti sono fondamentali per iniziare a capire come funziona la giusta distanza con cui approcciare un salto, ovvero per migliorare la vostra capacità di comprendere la grandezza della falcata di galoppo del vostro cavallo. Concentratevi su ritmo ed adattabilità: ogni cavallo è diverso, ed ogni soggetto sufficientemente allenato dispone di galoppi più o meno riuniti, più o meno ampi. Capire quale tra questi galoppi, di volta in volta, salto dopo salto, vi servirà per “coprire” una certa distanza è fondamentale, ragion per cui provate e riprovate per arrivare alla gestione completa! In tal senso, verificate prima di tutto con il lavoro in piano che vi sia buona rispondenza del vostro compagno alle vostre richieste di avanzare o alle “mezze fermate”; esercitate i diversi galoppi su barriere a terra/cavalletti, cambiando gli avvicinamenti, approcciando le barriere/i cavalletti con tempi di galoppo diversi.
  9. Attenzione allo sguardo: serve una visione panoramica, proprio quella tanto elogiata da Michel Robert. Se fissate lo sguardo a terra o, in maniera assoluta, su di un unico punto – sull’ostacolo – le conseguenze potrebbero essere nefaste. Infatti, il cavallo ci porta sempre là dove guardiamo: pertanto, una volta impostato soprattutto visivamente il salto (o la barriera) con uno sguardo che lo/a oltrepassa in termini di direzione, addirittura poco prima di superarlo/a dovremmo già essere in grado di orientare la nostra visione verso l’ostacolo/barriera successivo/a, in tal modo guidando al meglio il cavallo.
  10. Chiama grande e spera nella rimessa” è una frase gergale assai diffusa tra i saltatori che già “vedono” le distanze, ed è traducibile con l’indicazione (molto) generale volta ad invitare ogni cavallo ad affrontare il salto da lontano: infatti, un avvicinamento eccessivo, specie su altezze importanti, molto facilmente rischia di tradursi in un rifiuto/stop. In seguito all’invito del cavaliere che chiede alla propria cavalcatura di partire da lontano, sarà a quel punto compito del cavallo l'”aggiustarsi”, aggiungendo eventualmente una mezza falcata di galoppo (la “rimessa”) prima di spiccare il balzo. Nel caso in cui il cavallo sapientemente “rimetta”, attenzione a non anticiparlo. Aspettate sempre, e quindi seguite come meglio potete. Se invece “parte grande” e la vostra “carrozza” è praticamente scontata, poco male: imparerete. La prossima volta sarete più accorti, più tempestivi nel corrispondergli.

©Redaz.; riproduzione riservata; in copertina foto © horsephysio.ch

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Redazione EQIN
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