08 giugno 2018 #focus
In un lungo articolo di “Équ’idée“, rivista scientifica francese specificamente dedicata all’ambito equestre, si è affrontato il tema dei valori teorici dell’equitazione e delle modalità in cui, poi, questa si pratica concretamente nel quotidiano nei centri ippici. Questo per arrivare a capire per quale motivo accada che da un primo avvicinamento, magari anche entusiasta, agli sport equestri, il loro successivo abbandono sia altrettanto frequente. Un tema ed una ricerca indubbiamente molto interessante, che vale la pena di riprendere e presentare anche al pubblico italiano.
Premesso che in Francia, in un contesto generale di ampia offerta sportiva, la Federazione Equestre Francese (FFE) sta mettendo in atto una cospicua opera di coinvolgimento nei confronti di tutti quegli individui che, passando da uno sport all’altro, decidono di avvicinarsi all’equitazione, e che la fidelizzazione del cliente ad un determinato sport oggi non è mai cosa semplice (lo dimostra nello studio il calo dei tesserati della FFE, che è in ribasso dal 2012 a seguito di quasi 70 anni di crescita ininterrotta in un Paese come la Francia, da sempre con radicata tradizione equestre), è maturata nelle società sportive equestri francesi la consapevolezza di dover offrire un tipo di equitazione più divertente e coinvolgente, allontanando tale sport dall’ombra elitaria che da sempre lo accompagna.
Per cercare di portare a termine questo obiettivo è stato disposto uno studio sia per determinare diversi tipi di equitazione in funzione dei diversi tipi di pubblico a cui questi sono indirizzati sia, in seguito, per compararli e comprendere i loro punti in comune e le loro differenze in base anche alle attività pratiche offerte dai centri in cui queste vengono svolte.
Lo studio si è avvalso di un campione di 20 cavalieri o amazzoni francesi, di tutte le età: a loro è stato sottoposto un questionario online a cui si sono aggiunti interviste dal vivo ad altri 36 individui: 16 praticanti di sport equestri, 16 ex praticanti, e 4 nuovi frequentatori di centri ippici.
Gli intervistati dovevano presentarsi con 10 immagini che illustrassero la loro idea di equitazione, sulle quali dovevano esprimersi per poi classificarle in ordine di preferenza. Agli intervistati è stato inoltre chiesto di indicare le differenze tra le immagini, spiegando le motivazioni che li avevano portati a presentare quelle determinate rappresentazioni. Alla fine della spiegazione gli veniva chiesto di raggruppare gli elementi abbinandogli un tema specifico, passaggio importante per formalizzare i valori inconsci associati agli elementi presentati.
In seguito, anche attraverso un’analisi del lessico utilizzato, sono state individuate le principali parole utilizzate per descrivere le differenti visioni sugli sport equestri, al fine di scovare differenze tra quelle dei neofiti, degli ex cavalieri e dei cavalieri ancora in attività. Dividendo i risultati per categoria è emerso che:
- I nuovi praticanti, ancora poco esperti, associavano l’equitazione a diverse tematiche. L’equitazione veniva considerata un’attività ludica e positiva praticata in libertà nella natura. Inoltre veniva apprezzata la possibilità di acquisire delle conoscenze utili per prendersi cura dell’animale e per provvedere ai suoi bisogni, insieme a quelle utili per governarlo anche nel suo ambiente naturale. Inoltre era molto apprezzata la socializzazione con un gruppo di altre persone con cui condividere la stessa passione, le emozioni e il relax provato durante l’attività. Dal punto di vista agonistico veniva apprezzato il regolamento sulla tenuta/abbigliamento, considerata elegante, e il Salto Ostacoli e il Galoppo venivano giudicate più naturali nei confronti del Dressage, percepito come più coercitivo nei confronti del cavallo. Infine, I nuovi praticanti mettevano in risalto il costo elevato dell’attività equestre.
- Nelle interviste con gli ex cavalieri il focus è stato improntato sulle motivazioni che hanno portato all’abbandono dell’equitazione. Il campione degli ex praticanti comprendeva anche una percentuale di persone che non avevano abbandonato del tutto l’equitazione ma che si erano semplicemente allontanati dall’attività federale. I fattori scatenanti sono stati quasi sempre ricondotti a vincoli finanziari, esigenze familiari, al cambio dell’istruttore e all’aumento o alla mancanza della varietà delle attività proposte, specialmente nell’ambito non agonistico. Inoltre, spesso, gli individui hanno dichiarato di aver lasciato l’equitazione quando non si sentivano abbastanza integrati nel centro ippico. E’ inoltre emerso in maniera rilevante che spesso, a causare l’abbandono dell’attività equestre, si è indicata anche la differenza di trattamento percepita dagli amatori in confronto a quella riservata agli atleti impegnati nelle attività agonistiche. Anche il fattore cavallo è stato tra i fattori decisivi per l’abbandono, in quanto la qualità dei cavalli messi a disposizione per i non agonisti veniva considerata meno eccellente rispetto a quelli offerti per le competizione. In generale un fattore di forte fidelizzazione del cliente risulta essere la qualità tecnica e sociale dell’istruttore, considerato il perno dell’intero centro ippico. Nonostante i motivi che hanno portato l’individuo a smettere di montare si riscontra sempre una nota nostalgica e di affetto nei confronti del cavallo.
- Analizzando le dichiarazione dei cavalieri in attività emerge chiaramente la percezione che i centri ippici siano incentrati sulla competizione legata a valori di successo e potere sociale. Emerge un apprezzamento del carattere conformista e tradizionalista veicolato dagli sport equestri e nella ricerca per il benessere e il rispetto del cavallo e degli altri, valori che devono essere implementati per cercare di rispondere in modo migliore a quel grande numero di atleti che hanno esigenze diverse rispetto all’agonismo.
L’equitazione, come è emerso in tutte e tre le categorie analizzate, è strettamente legata al cavallo e non viene considerata un semplice sport ma, anche, come un’opportunità per creare un legame affettivo con l’animale. Sempre associata alla libertà, alla natura e al legame con il gruppo entro il quale si pratica. L’aspetto sociale è fondamentale per gli adulti.
Da rilevare, sempre tra i risultati emersi dallo studio, anche il fatto che i cavalieri che non vogliono (o non vogliono più) avvicinarsi al mondo dei concorsi registrano, ad un certo punto della loro attività, un’assenza di progressione derivante dalla scarsa attenzione a loro riservata che li porta, presto o tardi, ad allontanarsi dal centro per preferire pratiche più libere. Dallo studio è emersa inoltro la necessità di offrire percorsi differenziati in base ai desideri del cliente.
In conclusione: si può affermare che i professionisti e gli atleti impegnati in attività agonistica sono alla continua ricerca di sfide, traggono vantaggio dalla considerazione sociale dello sport equestre. Al contrario gli amatori hanno una visione dell’equitazione come attività ludica, legata agli animali, visione che viene utilizzata dagli stessi centri per fare promozione. Tuttavia, questi riscontrano poi un’assenza di tali valori nei Circoli sempre più improntati esclusivamente sulla competizione, fatto che genera delusione e allontanamento del cliente. In questo caso emerge che talvolta non viene abbandonata l’equitazione in quanto tale o il rapporto con il cavallo quanto, piuttosto, il sistema federale.
Questo dato rende chiara la necessità di un’urgente evoluzione del Centro Ippico che deve aprirsi di più verso gli amatori – in maggioranza numerica ovunque rispetto ai professionisti/atleti – cercando di promuovere anche attività e percorsi didattici diversi e non finalizzati esclusivamente alle competizioni.
©Diana Migliaccio; – riproduzione riservata; fonte: “L’équitation : un décalage entre les représentations et la pratique – “équ’idée” – janvier 2018 – a cura di Camille ESLAN (INRA-UMR MOISA), Coline RUAL (LEGO), Charlotte PARMANTIER (UBO Brest), Christine PETR (LEGO), Céline VIAL (IFCE-INRA-UMR MOISA); foto: © A. Benna / EqIn