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Storie di donne e cavalli: rileggendo “Soffi di libertà” – Equitare Casa Editrice

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Soffi di libertà, edito da Equitare Casa Editrice, raccoglie i racconti di Patrizia Carrano, Maria Lucia Galli, Dacia Maraini, Paola Mastrocola e Sandra Petrignani: si anima la penna di queste cinque donne in un gesto creativo mediato dalle diverse sfumature emotive scaturenti dall’incontro e dalla relazione con il cavallo.

Libro che suscita con stile e grazia positive sensazioni e profonde riflessioni nel suo lettore, specie se il cavallo egli lo conosce, lo frequenta, lo vive. Se la narrativa femminile, nell’accezione più alta definita da Hélène Cixous, è la capacità di “far vivere nella scrittura il succo del frutto della vita, il profumo, la musica, il sapore delle cose, la gioia del corpo”, il cavallo e il suo mondo posti come soggetto principale di questi racconti non potevano che incrementare questo già grande e affascinante potere. Si trova inoltre nella raccolta ancora un contributo “in rosa” che la impreziosisce esteticamente, ossia il fine tocco artistico delle illustrazioni di Eugenia Mola di Larissé: amazzone sin da piccola, l’artista ha sviluppato negli anni il tema del cavallo nella dimensione libera dal punto di vista grafico; i suoi disegni sono assai noti, si incontrano proprio sulle copertine di libri dedicati ai cavalli, come Soffi di libertà, e persino sulle etichette di alcuni vini pregiati (vedi approfondimento sull’artista a cura di Maria Cristina Magri in Cavallo Magazine n. 350, gennaio 2016, pagg. 36-38).

No, non era una cosa normale. La femmina baia si fermò sospettosa nell’erba alta e il branco si immobilizzò dietro di lei…” così inizia L’incontro di Maria Lucia Galli, dove un ragazzo e un puledro saldano un’alleanza all’alba del mondo fino alla fine dei tempi, relazione in cui è la presenza e lo sguardo del cavallo ad impedire all’uomo di infrangere “quella misteriosa armonia che era venuta creandosi con gli animali della selva”: il cavallo “vivrà con noi. Ci offrirà forza, velocità e protezione […] la maledizione colpirà chiunque oserà levare la mano contro un membro della sua stessa specie”.

Da leggere quale metafora del potere salvifico del cavallo è Il ponte di Panchià di Sandra Petrignani, dove una bambina che gioca sola inseguendo le farfalle, incontra nella tempesta un amico inconsueto che la riconduce, sana e salva, a casa. Innocenza, nuovo inizio, gioco, fiducia, moto sacro nel dire sempre “sì” anche all’incontro più strano e inatteso sono i poteri nobili del fanciullo che si trovano in ogni uomo e che l’incontro con il cavallo fa affiorare, alimenta, custodisce.

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Con La signorina Egle, tratto dal volume Campo di prova (Rizzoli 2002), Patrizia Carrano presenta in Soffi di libertà  un tributo alla vita di Egle Fanelli, la prima grande allevatrice italiana: bolognese d’origini, cantante d’operetta tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, abbandonò le scene per amore del barone genovese Roggeri. L’allevamento di trottatori di quest’ultimo darà vita ad una viscerale passione per i cavalli in Egle, quindi alla sua scuderia, la Lady Hambletonian, a Novi di Modena. L’attività della Fanelli conobbe un certo successo: tra i suoi cavalli il mitico stallone Arlecchino e tanti altri che si distinsero negli ippodromi di tutta Italia. Poi il declino, la morte solitaria e in miseria di Egle nel 1930… il suo più grande sogno non realizzato? “Possedere tutti i cavalli del mondo e affidarli solo a chi garantisse di trattarli bene, di nutrirli a dovere, di farli lavorare il giusto e nel giusto modo”.

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L’importante tema dell’assistenza e del ricollocamento dei cavalli non più abili al lavoro, quasi tutti costretti per destino “a passare da una mano all’altra, conoscendo prima un padrone poi un altro […], legati ai capricci e agli interessi dei loro possessori” è invece il fulcro di La rinascita di Orlov  (che scaturisce dalla celebre penna di Dacia Maraini), ma anche de Il monologo del cavallo laterale, di Paola Mastrocola. Già nella Prefazione a questa raccolta Margherita D’Amico punta l’attenzione sull’assoluta e primaria necessità di continuare a studiare e cercare risorse, strategie e modalità (strutturali, legislative), affinché tutti cavalli possano vedere garantito il loro pensionamento (sensibilizzando in tal senso soprattutto i loro proprietari perché continuino ad occuparsene anche fuori dai campi gara). In Soffi di libertà, nello specifico del racconto della Maraini, il vecchio cavallo da circo Orlov incontrerà infine la sua nuova, bella e dignitosa vita lontano dal circo e dalla réclame della Vidal grazie al potere del suo sapiente sguardo. Come contraltare necessario, la Mastrocola si fa invece dolorosa interprete dei pensieri del cavallo abbandonato dal soldato lungo la strada; l’animale lascia andare ma al contempo condanna il suo ex cavaliere, diventando per lui il ricordo indelebile che lo perseguiterà per sempre: “Non ti mollerò mai più, sarò il pensiero che ti sfianca… Tu sì che non sarai mai libero: non sarai mai libero da me”.

Soffi di libertà è stato concepito come iniziativa a favore di Relived Horses: “La Relived Horses è un’Associazione Onlus la cui finalità è il recupero e il ricollocamento al lavoro di cavalli giunti al termine della loro carriere sportiva di corse. Per raggiungere il suo scopo, la Relived Horses impegna personale e competenze formati nella pratica di discipline ippiche ed equestri. Ad oggi i cavalli di Relived Horse sono stati ricollocati con successo nell’ambito delle discipline equestri, del cinema e dell’ippoterapia, dimostrandoci così le molteplici opportunità nelle quali possono essere reinseriti, che spaziano dall’ambito socio-sanitario a quello amatoriale e da quello didattico a quello dello spettacolo”.

Le autrici dei racconti di Soffi di libertà hanno concesso gratis i diritti di pubblicazione ad Equitare Casa Editrice. Lo stesso vale per la Prefazione al volume di Margherita d’Amico di cui di seguito riportiamo un estratto:

“[…] Sensibilità, scienza, etologia, ci forniscono oggi strumenti di giudizio molto avanzati, in grado di chiarire – in aggiunta a buon senso e alla coscienza – che ci si trova in presenza di un maltrattamento anche quando un cavallo è costretto a vivere chiuso in uno spazio angusto ed inadeguato, o a faticare un numero di ore, giorni, anni spropositato, oppure quando viene affittato per una passeggiata come fosse una bicicletta e concesso alla mercé delle violenze e degli umori del gitante di turno. Dunque, senza impedire attività appassionanti, ma rendendole migliori, è urgente che nascano regole autentiche riguardo discipline il cui protagonista è un animale, anche fuori dai campi gara. […]” (M. d’Amico).

© Riproduzione riservata

Il ricavato della vendita di questo libro sarà devoluto ad associazioni che si occupano del recupero e dell’affidamento dei cavalli dismessi dalle attività sportive: per l’acquisto, CLICCA QUI

L’illustrazione di copertina dell’articolo (“Appunti per sette giorni” tav. 4 – Carboncino-Acquarello – 2002) è tratta dal portfolio del sito web di ©Eugenia Mola di Larissé:

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